Discendente diretto dei primissimi carnivori, il gatto è geneticamente mangiatore di carne da almeno 60 milioni di anni ed è un predatore, si procura cioè il cibo cacciando le prede. È essenziale tenere presente questa sua natura per comprendere molti dei suoi comportamenti.
I felini prediligono un tipo di caccia solitaria che si basa essenzialmente sull’agguato, sullo scatto e sulla rapidità dell’inseguimento.
Per la propria sopravvivenza è stato dunque di fondamentale importanza affinare al massimo le capacità di muoversi in modo assolutamente indipendente, e di saper prendere decisioni e assumere comportamenti diversi a seconda delle particolari contingenze.
È naturale che l’addomesticamento del gatto abbia modificato in qualche modo alcune sue tendenze naturali. Il gatto, soprattutto se randagio, ha imparato a cibarsi di rifiuti nei centri urbani e a vivere in comunità di individui. L’ampia e costante disponibilità di cibo, nonché la sostanziale assenza di pericoli reali per quei gatti che vivono in abitazioni, hanno ulteriormente favorito la tendenza alla vita di gruppo, rendendo flessibili i suoi modelli di comportamento naturali.
Questo è uno dei motivi per cui il gioco, che rappresenta un allenamento e una simulazione della caccia, è così importante per il micio. Il vostro gatto, dunque, solo raramente caccia per cibarsi. Se porta a casa una preda ancora viva, non rimproveratelo: il suo trofeo, molto probabilmente, vuole essere un regalo per voi. Gratificatelo senza eccedere, prima di rimuovere (e magari salvare) la sua vittima.
Fonte: Gatti come Noi, Calendario 2018 – Demetra
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